mercoledì 29 novembre 2023

Chi e cosa sono?

 

Vi siete mai chiesti chi è il vostro coach? O il vostro allenatore?

Chi è il tecnico che vi spiega cosa sono i double unders, lo swing con la Kettlebell o gli handstand push ups?
Oppure vi site mai chiesti perché vi sta spiegando questo esercizio?

Stavo aggiornando il mio CV e mi son accorto di non averlo mai pubblicato. Forse per pigrizia, o forse per il timore di sembrare uno sbruffone, chissà.

Ecco dunque una sfilza noiosissima di titoli conseguiti:

FIPE - Federazione Italiana Pesistica:

  • 2009 Allenatore di Pesistica e Cultura Fisica
  • 2011 Allenatore Personal Trainer
  • 2021 Corso di Alta specializzazione Strappo e Slancio
  • 2023 Corso Personal Trainer Specialist Over 65
  • 2023 Allenatore Personal Trainer Advanced 2° livello
  • 2023 Allenatore Sthenathlon

FIR - Federazione Italiana Rugby 
  • 2017 Preparatore Fisico

FIPL - Federazione Italiana Powerlifting
  • 2015 Diploma di Strenght Trainer

Scuola dello Sport del CONI - seminari, corsi e webinar
  • Obiettivi e limiti dell'attività sportiva giovanile - 2009
  • L'allenamento della forza, come affrontare lo sviluppo della qualità forza nel modo giusto - 2012
  • La forza sia con voi! La forza negli sport di squadra - 2018
  • Data Analyst and data Scientist - 2019
  • La distribuzione del carico nel processo di allenamento - 2019
  • Gestione dell'incertezza - 2020
  • Chi è il responsabile? - 2020
  • Come modulare il lavoro di formazione sul tema resistenza - 2021
  • Fondamenti di metodologia dell'allenamento per la preparazione fisica di base - 2021
  • La performance sportiva e manageriale - laboratorio di Mindfulness
  • Intraprendenza - 2021
  • Forza: a che punto siamo - 2022
  • La variabilità della frequenza cardiaca, aspetti fisiologici, psicologici e metodologici - 2022
  • La forza, trasversalità del lavoro di forza nelle varie fasi di crescita - 2022


CrossFit

  • 2012 Level 1 Trainer L1
  • 2015 Endurance Trainer
  • 2015 Scaling Course
  • 2017 Level 2 Trainer L2
  • 2023 Programming Course
  • 2023 Training Pregnant and Postpartum Athlete 


Sicuramente ho scordato qualcosa. 
Forse qualche corso che rifarò. 



mercoledì 18 ottobre 2023

 Attività fisica Over 65


Avete presente quella sensazione di benessere che vi pervade dopo una bella sessione di allenamento? O dopo una partita a calcetto, basket, tennis con gli amici? O quella sensazione di fatica e piacere che provate dopo una lunga passeggiata in montagna? 

In Italia, il 31,5% della popolazione attiva non ha idea di cosa io stia dicendo. 

Un terzo degli Italiani si dichiara sedentario, e il 26,1% dichiara di svolgere un’attività fisica (o lavorativa) che non raggiunge i livelli minimi raccomandati dall’ OMS. Non ci credete? 

Dati Ministero della Salute

E cosa consiglia l’ OMS? 

“Almeno 150-300 minuti di attività fisica aerobica ad intensità moderata o almeno 75-150 minuti di attività aerobica ad alta intensità oppure, ancora, una combinazione equivalente di attività di intensità moderata e vigorosa per tutta la settimana”


Questo è solo il primo dei consigli; gli altri li trovate in italiano
riassunti qui

Sicuramente qualcuno penserà che io sia un fissato del fitness e del benessere. 

FORSE SI. 

Ma un 50% circa degli Italiani dev’essere fissato con il malessere, allora. 


Partiamo dalle basi, così sarà più facile comprendere questa cosa. C’è differenza (sia dal punto di vista terminologico che pratico) tra attività fisica e attività sportiva. Se l’attività sportiva prevede delle competizioni, dell’agonismo, il rispetto di regole condivise, l’attività fisica la si può invece vedere come semplice attività motoria. 

E senza un’adeguata attività motoria, ci si ammala. Anzi, ci si ammala gravemente e si rischia di lasciarci le penne. Sto esagerando? Allora guardiamo i dati.

L’ ISTAT ha da poco rilasciato i dati sulle cause di morte del 2020. Tralasciando i decessi per COVID-19, i dati sono spaventosi: dati ISTAT

Sono 227.350 i morti per malattie circolatorie, 177.858 quelli per tumori, 78.673 per Covid-19 e 57.113 per malattie respiratorie.

+12% di morti per diabete

la metà dei decessi avviene tra i 65 e gli 84 anni

Attenzione. Ora leggiamo questo, estratto dal sito AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro):

“Il poco movimento aumenta infatti il rischio di sviluppare molte patologie: quelle cardiovascolari, il diabete e l’obesità, l’ipertensione, l’osteoporosi, la depressione e l’ansia. E anche il cancro. In tal modo, l’inattività fisica contribuirebbe alla morte di 4-5 milioni di persone ogni anno.”

Oltre che direttamente, la scarsa attività fisica contribuisce alle probabilità di sviluppare tumori aumentando il rischio di obesità, anch’essa associata a diversi tipi di tumore. I cancri dell’endometrio (cioè il rivestimento interno dell’utero), dell’esofago, dello stomaco, del fegato, dei reni, del pancreas, del colon, della cistifellea, del seno (ma in tal caso solo dopo la menopausa), dell’ovaio e della tiroide sono più frequenti tra le persone obese.

Per converso, ci sono ormai prove sufficienti sul fatto che l’esercizio fisico abbia un ruolo protettivo contro i tumori, che tende a essere tanto più ampio quanto maggiore è l’intensità, la durata e la frequenza dell’attività.”

Queste non sono parole mie, che “alleno gente” e basta. Sono parole di esperti, medici e ricercatori.

Se ancora pensate che io sia un fissato del fitness, allora potete smettere di leggere questo pezzo. Non vi serve alcun consiglio, da parte mia, ora. Magari potete chiedere consiglio al vostro medico.


7th CrossFit Valpolicella, oltre che a promuovere Fitness, Sport e benessere da quasi 10 anni, sta ufficialmente organizzando allenamenti per OVER 60. 

Perché le esigenze di chi è alla soglia (o ha superato quell’età) sono le stesse di chi ha 20 o 30 anni, ma la somministrazione di esercizi, volumi e intensità dev’essere assolutamente adeguata e non solo: vanno considerate patologie che più frequentemente affliggono gli OVER 60 rispetto ai più giovani, nell’esecuzione degli esercizi e nella scelta delle strategie di allenamento. 

Abbiamo già attiva una proposta per allenamenti di gruppo per OVER 60, una volta a settimana, tenuta da un esperto certificato Personal Trainer Specialist Over 65 dalla Federazione Italiana Pesistica.

Ipertensione, diabete, osteoporosi, colesterolo alle stelle? Sono TUTTE cose che si possono migliorare con della semplice, regolare e mirata attività fisica!


giovedì 15 settembre 2022

CrossFit Starter Pack

Avete mai visto le borse di chi pratica CrossFit da più di un anno? Le borse, e non a caso ho usato il plurale. Spesso i crossfitter hanno una borsa con il cambio abito, una borsa per le scarpe, una borsa per le cinture, i calzettoni e una pochette con aggeggi vari, dai paracalli, polsini, speed rope, cerotti ecc ecc.

Ma... per chi si è appena avvicinato a questo sport, cosa serve realmente???


Se vi siete da poco iscritti in un box e vi state domandando come sopravvivere ai dolori assurdi ai polsi o ai palmi delle mani, la risposta è semplice. Vi bastano tre semplici cose:

1: un paio di paracalli

2: un paio di polsini

3: una speed rope (corda)

Il resto, può arrivare con calma dopo i primi mesi di allenamento. 

Budget dello starter pack?  50 euro. Cinquanta, non 500. 

Partiamo dai paracalli. In commercio ne esistono davvero di ogni sorta, materiale e colore, ma è l'unico aggeggio su cui consiglio di NON spendere il minimo possibile. Perché? Perché dopo qualche settimana ve li ritrovate a brandelli e ne dovete prendere un altro paio...
Ma partiamo dai Picsil RX Carbon Grip . A mio parere sono un ottimo compromesso per un principiante; hanno uno spessore minimo, un prezzo contenuto (30 euri circa) e una durata garantita di almeno un semestre di classi. Restando in casa Picsil, un po' più costosi e spessi, ma di ottima fattura, ci sono i Picsil Azor che sono praticamente indistruttibili. Consigliati a chi ha mani mediamente grandi, vi permettono di afferrare la sbarra senza sentirvi penalizzati da uno spessore leggermente maggiore rispetto al modello descritto precedentemente. 
Cambiando marca, non resta che consigliare (sempre a circa 30 euro) i paracalli Stamina Carbon full cover ; ottima fattura, leggeri ma con una piccola asola in plastica sul polsino. L'asola assicura una chiusura migliore, ma a qualcuno potrebbe dar fastidio se il WOD dovesse prevedere anche l'uso di polsini. 
Due o tre fori? Semplice: guardatevi le mani! Il callo sul dito mignolo com'è messo? :) Serve una copertura anche a lui? Se non sta messo bene, meglio optare per i 3 fori!

Passiamo al discorso polsini per parlare delle due tipologie di polsini per CrossFit.
Quelli elasticizzati, come i Beast gear (si trovano a meno di 10 euro la coppia) e quelli a fascia, come i Picsil in stoffa. I polsini in stoffa sono un po' più costosi (20 euro circa) e un po' più "macchinosi" da indossare. Probabilmente, ad un principiante mi sentirei di partire con dei polsini elasticizzati. 

Speed rope (corde da saltare) : NO FAI DA TE. Non acquistate una speed rope senza aver prima chiesto consiglio al coach. Ormai ce ne sono davvero di cento modelli, materiali e forma, ma quella che serve ad un principiante è identica a quella che usa un atleta di CrossFit: economica, con i cuscinetti in metallo e facile da regolare. Volete spendere 50 euro per una speed rope? Fate come volete, ma poi non andare dal coach a chiedere se ha la micro brugola per regolare la lunghezza della corda. Quelle corde vengono realizzate con ottimi sistemi di riduzione dell'attrito, ma purtroppo prevedono spessissimo l'uso di una brugola grande come uno spillo per effettuare le regolazioni. Insomma, io consiglio una corda come questa . Economica e ben fatta per chi è alle prime armi. E se la preferite rossa, potete scegliere questa .

E una volta fatti i vostri acquisti... non dimenticatevi di spingere!!!  💪

Buon WOD!

martedì 15 settembre 2020

Scarpe da CrossFit 2.0

Se stai cercando informazioni su delle scarpe da CrossFit, i motivi sono due: o le tue nano 3 ormai hanno la suola liscia come uno pneumatico da F1, oppure sei qui perché hai deciso di fare le cose sul serio, e sei davvero stanco di sentirti un pesce fuor d’acqua ogni volta che afferri un bilanciere o una kettlebell.

Quando scrissi il primo articolo sulle scarpe da CrossFit, quattro anni fa, il mercato era fortemente influenzato da Reebok, che sfornava Nano (il modello creato ad hoc per il nuovo sport) ad ogni nuova stagione, e Nike, che timidamente cercava una fetta di mercato con un modello davvero interessante: le Metcon. Rarissimi erano gli atleti che si orientavano su marchi allora sconosciuti come Inov;  ma facciamo un passo indietro.


Perché acquistare scarpe da CrossFit? Se hai fatto almeno un mesetto di allenamenti in un box, ti sarai accorto che le tue bellissime scarpe da running… vanno bene solo per il running. Si, purtroppo non puoi cercare stabilità con delle scarpe progettate per ammortizzare ogni tuo passo, o per spingerti in avanti. Serve qualcosa di diverso, che ti permetta di percepire ogni muscolo del tuo piede, che ti permetta di schiacciare a terra la forza necessaria per lanciare una med ball contro il muro, senza sbatterci il naso contro, o per lanciare sopra la testa un bilanciere. Quindi… che scarpe prendere??? Il tuo compagno di WOD super social sfoggia già 3 paia di scarpe: Nike, Reebok e di nuovo… Nike. Di nuovo Nike?? Si, ci sono Nike da CrossFit, da pesistica, Reebook adatte ai WOD di corsa ecc ecc.


Che gran casino. 

Facciamo un po’ di ordine. 

Se sei al primo acquisto di scarpe da CrossFit, ogni buon coach ti indirizzerà su due modelli: Reebok Nano o Nike Metcon. Vediamo cosa sono.


Reebook è stato il primo marchio a mettere sul mercato scarpe da CrossFit, tanto che ora siamo giunti al modello numero X (10!!!). Nike invece è “ferma” al modello 5, le Metcon 5.
Essere giunti al modello 10, non significa per forza essere i più esperti in scarpe da CrossFit. Anzi, se devo essere sincero, i modelli di Nano fino al 4, a mio parere… erano davvero delle ciofeche; modelli realizzati con materiali economici, dalla vestibilità larga e troppo morbide. Tutti i “grandi coach” le indossavano, ma… io preferivo allenarmi con scarpe più economiche e più funzionali. Per i WOD senza bilanciere adoravo le Reebok Realflex, scarpe morbidissime e dal costo di circa 70 euro. Dalla Nano 5.0 in poi le cose sono un po’ cambiate; la scarpa è diventata un po’ più robusta, nella suola e nella tomaia, garantendo un buon compromesso tra stabilità e leggerezza, ma la svolta arriva con le Nano 9, modello che rompe gli schemi con il vecchio disegno ed esce sul mercato con la faccia di una scarpa da running mascherata da CrossFit. L’estetica migliora di brutto, la suola si fa più strutturata e la tomaia si snellisce un po’ accontentando anche i piedi un po’ più esili. Quindi ora devo comprare una Nano?


Inov realizza scarpe per l'outdoor e il fitness stilisticamente molto belle, e ha modelli davvero interessanti, ma prettamente dal punto di vista stilistico. Inov propone un modello adatto al CrossFit, le F-lite 260. E’ una scarpa simile alle Nano 8, con tutte le caratteristiche necessarie ad affrontare un WOD di CrossFit, ma … dalla suola intagliata come fosse una scarpa da running. Consigliata forse per i WOD con poco bilanciere. Le Nobull purtroppo non le ho ancora provate. E se devo essere sincero, ho sentito pochissime persone averle provate. Forse perché… sempre fuori budget.


Quindi, che scarpe devo prendere ???
Il mio consiglio è quello di iniziare con uno dei due modelli più diffusi: Reebok Nano 9 o 10 oppure Nike Metcon 4 o 5. Entrambe le scarpe garantiscono una buona stabilità sotto carico, un’adeguata flessibilità e una leggerezza che poco influenzerà l’esito dei vostri WOD. Piccola chicca: le Metcon 5 vengono vendute con un ulteriore rialzo sul tallone, da inserire sotto il plantare, per facilitare le accosciate agli atleti con caviglie rigide e  dalla flessione limitata.
Costo: i prezzi di queste calzature variano molto, in base al colore, e alla disponibilità nei magazzini dei più grandi rivenditori. Se siete fortunati, e se non avete esigenze stilistiche particolari… potete trovare in rete occasioni da meno di 100 euro. Se invece volete assolutamente abbinare la scarpa ai calzini, beh preparatevi a spendere tra i 120 e i 130 euro.
Se il vostro budget invece è limitato, o non ve la sentite di spendere quelle cifre per uno sport che avete appena iniziato a praticare, non disperate. Reebok ha messo sul mercato delle scarpe low cost che… a mio parere vincono il premio best buy.


Reebok Nano X


Alt: guardiamo Nike cos’ha realizzato negli ultimi quattro anni. Nike ha messo sul mercato una calzatura fin da subito più strutturata, con una vestibilità più adatta ai piedi esili e con un supporto al tallone più rigido. Se le prime Metcon (modello 1 o 2) sembravano più delle scarpe da running ben adattate al CrossFit, ora invece la scarpa (dal modello 4 in poi) sembra avere più una identità sua, adatta ai classici wod con bilanciere. Poco è cambiato tra il modello 4 e 5, ma questo, a noi CrossFitter piace molto, perché Nike deve aver trovato la quadra con un buon compromesso tra tutte le diverse esigenze del crossfitter. Allora compro una Metcon.


Nike Metcon 5.0


Un attimo! Restano da analizzare marchi meno noti ma sicuramente degni di una veloce analisi: Inov e Nobull.

Reebok Speed TR flexwave

Reebok Speed TR flexwave sono scarpe che si trovano in rete ad un prezzo tra i 70 e gli 80 euro. Hanno tutto quello che serve alla scarpa da CrossFit: suola piatta con tallone rigido, rinforzo per la rope e tomaia leggerissima. Perché non provarle??? Ovviamente se costano poco un motivo ci sarà: se le strapazzate 4 o 5 volte a settimana, non aspettatevi una durata superiore ai 3 mesi. MA, potrebbero essere le prime scarpe da CrossFit per molti. 


lunedì 11 marzo 2013

Chi fa da se... rischia di farsi male

Riporto con orgoglio e con un sorriso sul volto, l'articolo di Leviatano89, un grande tecnico nel mondo della forza... e un gran rompip...e. Qulcuno sicuramente non digerirà questo articolo, ma ... se credete di saperne più di lui, o del vostro istruttore, soltanto perché vi allenate da una vita, fate come vi pare e continuate a torturarvi articolazioni, e tendini. Trovatevi un buon istruttore, sgomberate la mente da tutto quelo che credete di sapere, e fidatevi. Sicuramente lui ne saprà qualcosa in più del vostro amico "grosso" e con la borsa strapiena di bombe d'ogni genere.
Buona lettura.


Come farsi male in palestra: la guida completa

Sono convinto che se Charles Darwin potesse entrare in una palestra oggi, rivedrebbe tutte le sue teorie sull’evoluzione.
Per una volta voglio scrivere un articolo diverso dal solito. Noto che ogni volta che si scrive un articolo serio o si cerca di fare un discorso sensato arriva sempre qualcuno che esclama con convizione:  “Ma io lo faccio da anni e non mi sono fatto niente”, oppure l’ancora più geniale e tipico “io le faccio sempre, ma con poco peso”.
Questa volta allora voglio correggere il tiro, facendo due premesse:
  1. Se siete quelli del “no pain, no gain”, oppure se vi dicessi che X fa male voi mi rispondereste “Ma io lo faccio da anni e non mi sono fatto niente”, scegliete ed utilizzate in ogni vostro allenamento gli esercizi qui elencati e leggete solamente la parte che elenca i -presunti.- pregi di ogni esercizio. Mi piacerebbe sottolineare comunque una cosa: la goccia scava la pietra. Ora non vi fate male, ma è altamente probabile che continuare a fare gli esercizi qui elencati possa provocare qualche problema. Altamente probabile, magari voi siete in quella % di fortunati che non si fa niente e mi darete dello stupido, in tal caso buon per voi.
  2. Se invece siete persone che, dati alla mano, si fidano della fisiologia muscolare e non venderebbero la madre per un pò di ipertrofia in più, state attenti agli esercizi che elencherò.
Molto bene, cominciamo! Per alcune cose riprenderò quanto da me detto in articoli precedenti.

ALZATA LATERALI INTRARUOTATE e TIRATE AL MENTO

  • Quando fai le alzate laterali fai finta di versare un bicchiere d’acqua
  • Fai le tirate al mento che sono un ottimo esercizio per allenare trapezio e deltoide laterale
Per chi ragiona: L’abduzione vuole l’extrarotazione, il discorso potrebbe tranquillamente finire qui. Ciò significa che il sollevamento del braccio lateralmente deve essere fatto con l’omero extraruotato, non intraruotato. Il motivo principale è che l’intrarotazione porta la testa dell’omero a comprimere il tendine del sopraspinato con l’acromion, generando dolore in tutti i movimenti di abduzione. Detto molto semplicemente, questo movimento causa il cosiddetto impingement. Se questo non vi convince basta guardare al test di Jobe (come al test di Neer e molti altri), un test che in fisioterapia viene utilizzato proprio per scatenare il dolore nel sovraspinoso, test che si pratica proprio sollevando l’omero intraruotato:
Jobe
LA SOLUZIONE
Il modo migliore per evitare questo genere di problemi è evitare per prima cosa le tirate al mento (“ma come? Io le faccio sempre e non mi sono fatto niente!!) e stare più attenti alle alzate latereli: eseguitele o con il palmo “neutro” rivolto verso il pavimento, oppure facendo il contrario di quello che vi hanno sempre detto: portando il pollice verso l’alto mentre sollevate il braccio.

IL LENTO DIETRO

  • “Il lento dietro? Se eseguito con un carico basso, non da alcun problema, è chiaro che caricare su lento dietro non serve a niente, ma farlo come ultimo esercizio per le spalle, aiuta”.
Aiuta che cosa? Non lo so, ma ho perso il conto di quante volte ho letto questo commento.
Il lento dietro è uno di quei tanti esercizi controversi, dato che non tutti hanno la mobilità per eseguirlo. Durante l’esecuzione di questo esercizio si ha una extrarotazione eccessivamente marcata durante l’abduzione, che può portare alcuni problemi. Nella vita di tutti i giorni siamo anteriorizzati, ogni movimento si compie davanti a noi e non dietro.
LA SOLUZIONE
Il piano di lavoro migliore per le spalle, come ho detto in altri articoli, è sui 30° rispetto al piano della scapola, ovvero tra una via di mezzo tra piano sagittale e frontale. Eseguire su questo piano alzate laterali (nel modo corretto) e lento avanti è sicuramente la cosa più sicura che si possa fare. Prima di eseguire il lento dietro, state attenti di avere per prima cosa una buona mobilità, ma ricordate che se anche riuscite a posizionarvi in modo da poter eseguire questo esercizio, non significa che possiate eseguirlo per tante ripetizioni, con sovraccarico. Il deltoide laterale cresce più che bene anche se eseguite lento avanti, non dimenticate quella che considero una massima della fisiologia in palestra: “massima settorialità è solo massimo stress articolare”. Un discorso analogo si può fare per le trazioni dietro la nuca.

LA PECK DECK

  • La peck deck è un’ottima macchina per isolare il petto, senza usare tricipiti e spalle durante l’esecuzione. Una manna che nel vostro allenamento non può proprio mai e poi mai mancare!

peck deck

Non so chi sia il genio del male che ha inventato questa macchina dal più totale nonsense. Lo scopo del gran pettorale è di addurre ed intraruotare. Nella peck deck partiamo da una posizione adbotta e extraruotata e… chiudiamo in extrarotazione! Quindi l’omero, che dovrebbe intraruotarsi durante l’adduzione per la corretta azione del pettorale, non ruota! Quando succede qualcosa di simile, il movimento forzato si rifa tutto sui tessuti molli, con le conseguenze dannose che tutti conosciamo.

LA PANCA ALLA GOLA

  • La panca alla gola è un esercizio geniale, come tra l’altro il suo creatore Gironda. Permette di allenare bene la parte superiore del pettorale e di allungarlo al meglio.
pancagolaQuesto è uno dei quei bellissimi esercizi che a causa dello stress articolare che generano fanno credere al furbone di turno di stare allenando come non mai il pettorale perché sente “tirare” per bene il pettorale. In realtà, si sente sì tirare, ma quello che tira sono tutti i legamenti gleno-omerali, poiché quando l’omero è abdotto (quindi lontano dal tronco), più i legamenti sono in tensione!!

STACCO A GAMBE TESE

  • Gli stacchi a gambe sono un ottimo esercizio per allungare bene i femorali
Il fatto che ci si inclini in avanti a gambe tese pone in forte allungamento i muscoli femorali e come conseguenza il bacino rimane bloccato e non riesce a ruotare sull’anca. Il corpo, posto in questa situazione “complicata”, deve compensare, e lo fa con una cifosi lombare e questo fa sì che il carico durante l’esecuzione venga sollevato con il pesante ausilio degli erettori spinali. E’ un bene o un male?
Questi sono due dischi intervertebrali, composti da materia interdiscale gelatinosa (azzurra) e dal corpo vertebrale (grigio).
La pressione interna alla materia interdiscale può essere misurata con un manometro collegato ad ago infilato proprio lì nel mezzo delle vertebre.
Quando siamo in posizione eretta, la pressione misurata a livello della vertebra L4 (che è la 4a vertebra lombare) corrisponde esattamente al nostro peso corporeo. Ogni attività che facciamo influenza il peso percepito da questa parte di schiena. Siamo sdraiati? il peso percepito è di 0.4 il nostro peso corporeo. Siamo seduti senza un appoggio? Il peso è di 1,43. Ci pieghiamo in avanti a schiena curva? 1.7 e così via….
Questo però è il confronto principale che a noi interessa, dato che noi ci dilettiamo a sollevare pesi.
Ripropongo il classico esempio che potete leggere in “Scienza e pratica dell’allenamento della forza”: Poniamo per esempio che il bilanciere pesi 50kg. L’atleta che stacca a gambe tese percepisce una tensione interdiscale di circa 630kg, l’atleta che stacca con la postura corretta percepisce una tensione di 380kg, la metà!! E’ quindi salutare tenere la schiena curva?

LA SOLUZIONE:
Un buon modo di ottenere il meglio dallo stacco a gambe tese è eseguirlo sì con le gambe tese e portando il bilanciere lontano dal petto, ma con schiena iperestesa! Questo ha un duplice effetto: salvaguardia la schiena e permette di allungare veramente e molto di più i femorali, anche se il range che ne risulta è ridotto. In tutti i manuali di stretching, non a caso, quando si allunano i femorali si consiglia di tenere la schiena dritta per avere una tensione maggiore.

SQUAT AL MULTIPOWER

  • “Io non faccio squat libero, mica voglio spaccarmi la schiena. Faccio squat al multipower in totale sicurezza”.
  • “No io non scendo fino in fondo, faccio solo metà movimento così salvo le ginocchia”

Esistono dei muscoli, gli ischioscurali, che hanno la funzione, durante tutti i movimenti di rotazione dell’anca, di stabilizzare il ginocchio, riducendo dunque le varie forze di taglio.
Nell’immagine qui sopra, che rappresenta un modello abbastanza reale, è rappresentato il classico uso del multipower. La schiena è totalmente dritta, le piante del piede sono avanti al corpo e si scende a schiena dritta e senza ruotare il bacino.
Ne consegue che tutte le forze di cui sopra non sono annullate, se non in modo parziale, dipende dalla posizione della schiena, che non sarà comunque mai come quella di uno squat normale, quindi se i piedi sono nella posizione disegnata sopra, le forze di taglio saranno incredibilmente più elevate rispetto che ad uno squat normale. Al tutto si aggiunge il fatto che riusciamo a rimanere in questa posizione forzata solo grazie al fatto che i piedi non slittano in avanti grazie all’attrito del pavimento, cosa che aumenta ulteriormente le forze di taglio a carico del ginocchio.
Se dovete fare squat al multipower, fatelo in modo da imitare quanto più possibile lo squat normale, in modo che possa ruotare l’anca e che i muscoli ischioscurali possano agire per proteggere il ginocchio:


LEG EXTENSION e LEG CURL

  • La leg extension (o leg curl) è un ottimo esercizio, se eseguito con un carico basso non da alcun problema, anzi permette di lavorare in isolamento i muscoli delle gambe e far uscire “la goccia”.
Per quanto riguarda questo ultimo argomento riporto il “pocket article” scritto in collaborazione con Andrea Biasci per il sito dell’Accademia Italiana della forza che trovate qui.
Durante l’esecuzione della leg extension, contraendo i quadricipiti, si estende la tibia, nella cui parte inferiore preme l’imbottitura e dunque il pacco pesi.
Dato che il pacco pesi spinge la tibia verso il basso serve qualcosa che impedisca alla tibia di schizzare in avanti per via di queste forze, dette “di taglio”, compensandole e stabilizzando. A fare questo ci pensa il crociato anteriore, che ha il compito di tenere il femore solidale con la tibia ed evitare le sue traslazioni anteriori ed eventuali rotazioni.
La domanda a cui dobbiamo rispondere è: sono dannose queste forze di taglio?
Le forze di taglio sulle ginocchia fanno parte di ogni movimento della vita di tutti i giorni ed è per questo che noi possediamo i crociati anteriori.
La leggenda che dice “la leg extension fa male” si riferisce a studi effettuati in campo medico, con crociati anteriori danneggiati. Chi si allena in palestra corre il rischio di farsi male qualora utilizzasse questo esercizio con un carico troppo elevato, ma è bene sottolineare come utilizzare un carico eccessivo in un esercizio di isolamento sia inutile, poiché la maggior parte del lavoro si effettua con altri esercizi ben più importanti.
Discorso analogo per il leg curl. L’ inserzione tendinea del bicipite femorale, ma degli ischioscurali in generale, è molto maggiore all’origine rispetto all’inserzione. Per questo motivo questi muscoli riescono a generare molta forza quando estendono l’anca (punto fisso: inserzione), come nello squat e nello stacco, rispetto a quando flettono la gamba (punto fisso: l’origine), come ad esempio nel leg curl.
Su questo esercizio gravano più forze di taglio che nella leg extension anche se non lo si dice mai. in generale la flessione della gamba è sempre un movimento anormale. L’arto inferiore è fatto per piegarsi non flettersi. Il fatto che sia nato per lavorare in catena chiusa permette ai muscoli della coscia di rimanere sempre co-attivi. Non esistono agonisti e antagonisti, si lavora sempre in sinergia per equilibrare le forze sul ginocchio.
La correttezza di un esercizio riabilitativo è da valutare in funzione di cosa va a riabilitare. Sembra una affermazione pomposa e autoevidente, mi spiace se sia pomposa e sebbene sia autoevidente di fatto non è che poi lo sia…
Se fai riabilitazione per una ricostruzione del crociato ANTERIORE, un esercizio del genere non “fa male” anche se è da vederne l’utilità. Poichè solitamente si scassa solo questo, gli studi si concentrano sulla “pericolosità” o meno della leg extension.
Se fai la riabilitazione per il crociato POSTERIORE, l’esercizio “fa male” perchè usi i femorali MA NON i quadricipiti, scaricando sul crociato posteriore tutte le forze di taglio che l’esercizio genera.
Un professionista del settore (cioè un fisioterapista) ti direbbe che è meglio, che so… una pressa monopodalica con il piede in alto sulla pedana, perchè così tu usi i muscoli in co-contrazione, i femorali “tirano” i quadricipiti, i quadricipiti i femorali.
Penso che sia giusto ricordare che un tessuto malato o ricostruito o in guarigione sia del tutto differente da un tessuto sano. Per questo nessuno si fa male con la leg extension o con la leg curl.
BIBLIOGRAFIA:
Kapandji: Fisiologia ArticolareCalais-Germain: Anatomia del movimento
Paolo Evangelista: DCSS PowerMechanics for PowerLifters
Andrea Biasci – C’era una volta l’anatomia applicata

sabato 28 luglio 2012

Qualita dell'allenamento: importanza dell'intensità 

Riporto così come l'ho trovato l' interessante articolo di un collega. Una voce fuori dal coro che appoggia "la causa" del nuovo approccio al fitness e alla palestra. Intensità e qualità sono ora le parole d'ordine per chi davvero pretende risultati dal proprio allenamento. Che si tratti di preparazione atletica o dimagrimento poco importa... l'importante è darci dentro!

 

A cura di Nicolò Ragalmuto

Nella mia professione di personal trainer mi capita spesso di constatare che la maggior parte delle persone che vengono in palestra ad allenarsi passano ore ed ore all'interno del club, circolando da un macchinario all'altro con pause lunghissime tra gli esercizi, senza far cadere neanche una gocciolina di sudore e senza percepire alcuna sensazione di fatica da quello che loro intendono allenamento. Queste persone sono le stesse che dopo un po' di mesi passati in palestra dicendo "io mi allenavo 3 ore al giorno", abbandonano perché non ottengono alcun tipo di risultato. Questo è dovuto alla mancanza nella loro seduta di training di una parte fondamentale, l'intensità .
L'intensità possiamo definirla come la qualità dell'allenamento svolto in un determinato periodo di tempo. Essa viene misurata in base al tipo di esercitazioni utilizzate. La frequenza cardiaca, ad esempio, è un parametro sufficientemente valido per valutare l'intensità dell'allenamento. Infatti, grazie ad essa possiamo calcolare a quale intensità bisogna lavorare per raggiungere determinati obiettivi, come indicato nella figura 1.

Zone allenanti in funzione della FCmax %FCmax
Allenamento anaerobico 80-100%
Allenamento cardiocircolatorio 70-80%
Attività fisica per il dimagrimento 60-70%
Attività fisica moderata 50-60%
Fig. 1

Quando invece si lavora con i sovraccarichi, il parametro utilizzato per il calcolo dell'intensità può essere dato o dal numero delle ripetizioni, o dal peso utilizzato, oppure dalla velocità del movimento.
La figura 2 indica il rapporto che esiste tra il carico utilizzato in percentuale all'1-RM (una ripetizione massimale) e la velocità di esecuzione nello spostamento di sovraccarichi.

Qualità dell'allenamento: l'importanza dell'intensità
Fig. 2

La figura 3, invece, indica il rapporto che esiste tra il carico di lavoro utilizzato in percentuale all'1-RM ed il numero di ripetizioni che si possono eseguire nelle diverse espressioni di forza.
Intensità d'allenamento
Fig. 3

è inoltre importante, quando ci si allena, che il rapporto tra durata ed intensità sia sempre a vantaggio dell'intensità, poiché dopo circa 45-50 minuti dall'inizio dell'allenamento vi è un aumento progressivo di alcuni ormoni, tra cui il cortisolo, che tendono a catabolizzare le strutture muscolari utilizzando le proteine a fini energetici. Al contrario, con l'allenamento di breve durata ed alta intensità si ha la giusta stimolazione a livello ormonale e muscolare, con produzione di testosterone che - avendo azione anabolica- stimola la sintesi proteica.

Steven N Blair nel 2009 ha pubblicato uno studio (Br J Sports Med January 2009 Vol 43 No 1) di notevole interesse, che dimostra come sia molto importante l'intensità dell'allenamento in campo preventivo nelle patologie cardiovascolari.
In questo studio (figura 4), viene dimostrata l'influenza che ha l'allenamento a bassa, media ed alta intensità, in soggetti con diverso BMI, nel rischio di andare incontro a morte per via di patologie cardiovascolari.

Allenamento intensità
Fig. 4

In questo studio si dimostra come l'attività ad alta intensità riduca notevolmente il rischio di andare incontro a patologie cardiovascolari mortali rispetto ai soggetti che utilizzano un allenamento a bassa intensità.
Inoltre il dato più importante di questo studio è che i soggetti con un BMI tra 30 e 35 (soggetti obesi) che si allenano con un tipo di lavoro ad alta intensità hanno un rischio più basso di andare incontro a patologie cardiovascolari mortali rispetto ai soggetti con un BMI tra 18,5 e 25 (soggetti normali), figura 5.

Allenamento intensità
Fig. 5

Quindi, in conclusione, la seduta d'allenamento - per considerarsi allenante - deve tenere in considerazione le leggi che stanno alla base della teoria e metodologia dell'allenamento, e non può tralasciare l'importanza che riveste l'intensità quando si parla di fitness, quindi di allenamento per la salute.
Per questo è molto importante, quando ci si allena, non improvvisarsi allenatori, ma affidarsi alle mani esperte di un buon personal trainer che - conoscendo i mezzi ed i metodi dell'allenamento e soprattutto essendo in grado di monitorare l'intensità dello stesso - può farvi raggiungere i risultati desiderati nel minor tempo possibile, a beneficio della salute.

domenica 10 giugno 2012

Perché le ragazze dovrebbero fare lo squat? - anteprima! -

Innanzitutto,
meglio chiarire perchè lo squat.
Chi preferisce allenare tutti i propri muscoli stando seduto, entra spesso in palestra stando ben lontano da quel bilanciere sospeso, e alcune sere, si permette anche di giudicare lo squat: "lì ti rovini la schiena..." oppure si sente spesso "ti viene la sciatica con lo squat...".  Sentendo questi discorsi, rido sotto i baffi perchè so bene che quando la volpe non arriva all'uva, dice che è acerba.
Fare uno squat non è facile.
Anzi, servono grandi capacità motorie, tra cui coordinazione ed equilibrio; serve forza nei muscoli delle vertebre, nei lombari, glutei, adduttori, cose ecc ecc. Lo squat rinforza tendini e legamenti dell' intera parte inferiore del corpo, aumenta la densità ossea, e bla bla bla.
Basta cagate. Spiegare perché fare uno squat è ormai superfluo, anzi... vien da chiedersi perché c'è ancora chi non lo fa. Ma resta da capire perché farlo fare alle ragazze.
E va subito smentita l'affermazione sulla bocca di tutte: " se faccio i miscoli delle cosce, mi vengono le gambe enormi, come quelle dei calciatori". Aspetta: se fai 4 serie di squat 2 volte la settimana diventi una culturista??? MAGARI servisse così poco... La vera ragione è sempre una: lo squat è difficile; è tanto difficile quanto salutare e proficuo per ottenere... tono, dimagrimento, modellamento, forza, culo sodo, snellire interno coscia e snellire i fianchi. Snellire i fianchi ? SI...